Il
pittore veneziano Nicola Pulese (Venezia, 1946-2017) ci ha lasciati. In una fredda
giornata di febbraio dell'anno 2017, il suo corpo, già logorato
dalla malattia, non ha più retto e le energie lo hanno abbandonato
definitivamente, all'età di settanta anni. Il Gazzettino di Venezia
ed anche la Nuova di Venezia, lo hanno ricordato egregiamente sulle pagine dei
loro quotidiani, il 4 febbraio 2017. Poiché io non ho potuto
presenziare all'estremo saluto avvenuto nella Chiesa dell'Ospedale
civile di Venezia, voglio ricordarlo qui, in uno scritto pubblico che
possa onorare la sua memoria.
Caro
Nicola, ci conoscemmo negli anni'90 del secolo scorso quando ancora
c'era la Lira e l'Italia primeggiava nel mondo fra le potenze
economiche e culturali. Fu Alberto, un nostro comune amico, a
presentarci. Diventammo subito amici, tu ed io. Poiché eri nato
negli anni '40 del XX secolo ed eravamo separati da alcuni decenni di
età, diventasti una sorta di maestro spirituale per noi. La tua
presenza di spirito, la tua ironia, e la tua forza espressiva e
capacità di ascoltare il prossimo ed indagare l'animo umano senza
mai violarlo, con discrezione, costituivano sempre un faro ed un
porto sicuro dove rifugiarsi, al bisogno. La tua casa in Calle del
Sole, vicino a Rialto, era anche una sorta di moderno caffè
letterario, un salotto dove ci si poteva confrontare senza litigare,
anche quando le visioni del mondo e le idee erano molto diverse fra
loro. La tua casa era piena di cianfrusaglie ed oggetti preziosi ed
inutili sparsi alla rinfusa, in un disordine ordinato: era il tuo
mondo, ove creavi e dove trovavi ispirazione, fra libri e volumi
pesantissimi. I tuoi piccoli delfini di vetro, di Murano, che facevano da
guardiani e da abbellimenti alla ripida scala interna che conduceva al
piano superiore di casa tua, mostravano subito che l'ospite accedeva
ad un luogo misterioso, ove ciascuno poteva sentirsi a casa ma anche
perdersi nel labirinto della vita, in un gioco di specchi infinito
ove la propria identità sfuggiva. La tua enorme caffettiera, sempre
a disposizione di amici e parenti, odorava di un caffè dall'aroma
seducente. Capace di calmare, di sedare i tormenti dello spirito, ed
aiutare ad aprirsi alla vita.
Le
tue enormi tele ed i tuoi quadri e disegni, erano espressione di uno
stile da autodidatta unico: amavi dipingere una Venezia futuribile,
dove animali fantastici ed oggetti surreali, giganteschi, la
abitavano in uno spazio e tempo sospesi, eterni, popolati da
personaggi storici provenienti dai millenni perduti della Storia. Per
tanti anni hai dipinto nei campielli e nelle calli, finché le forze
te lo hanno consentito, ed allora ti fermavi spesso ad intrattenere
interminabili chiacchierate con i passanti, a cui regalavi sempre una
battuta, un sorriso, uno sguardo inusuale sul mondo: per “stupire
lo stupore”, come amavi ripetere.
Soprattutto,
sapevi essere amico di chi ti apprezzava. Una amicizia
disinteressata, la tua. Sempre. Avevi un brutto carattere, a volte:
esplodevi di collera quando coglievi la stupidità umana, e tutta la
contraddizione di una epoca in cui sembra proprio che gli asini
dettino legge ai leoni, per citare un detto profetico del passato
(Teresa Neumann). Ma subito dopo, la tempesta abbandonava il tuo
viso, su cui tornava il sereno, e con una battuta leggera, anche
volgare, prendevi in giro te stesso e la vita. Sapevi trovare sempre
il lato tragicomico delle cose, e sapevi essere generoso, donando un
libro od un quadro ad una persona a te cara. Sapevi sempre ridere
delle proprie debolezze e di quelle altrui, senza offendere, ma non
dimenticavi mai che c'era un ordine superiore a cui gli esseri umani,
quando lo vogliono, possono tendere, emancipandosi dagli istinti più
bassi e bestiali. In molte delle tue opere c'era l'azzurro, in tutte
le sue sfumature. Il colore del Cielo e quindi “veste divina”.
Amavi definirti un uomo “religiosamente mondano”. Parlavi spesso
di Dio e della fede, ma avevi una concezione unica, davvero personale
del divino e della religiosità. Lontano da dogmi e da intolleranze,
guardavi al disegno superiore che ciascuno di noi può cogliere, con
sensibilità e volontà, guardando al miracolo della vita. Ma
soprattutto, eri sempre disponibile ad ascoltare il prossimo, ed a
dare una parola di conforto nei momenti bui. Non ti ho mai sentito
demoralizzare qualcuno preso dallo sconforto, non ti ho mai colto
insensibile di fronte ad un problema che un amico ti poneva. Tu
trovavi sempre un perché delle cose, delle pietre angolari delle
tribolazioni che potevano affliggere od abbattere. E da questa
consapevolezza, tu mostravi la forza alle persone perché esse
risalissero da sole, perché guardassero la vita da prospettive
diverse, perché trovassero un senso nelle cose, e si rimettessero a
lavorare ed a credere nei propri sogni, e nelle proprie ambizioni. La
tua immensa cultura e sensibilità artistica, ti facevano grande:
conoscevi la storia delle civiltà antiche, di quelle conosciute ed
anche di quelle perdute nelle catastrofi di un remoto passato.
Conoscevi la Geografia, la Letteratura Europea, la Storia dei Papi, la teosofia, amavi la
musica classica ed eri innamorato di Joannes Brahms, fra i più
grandi compositori a tuo dire. Amavi il cinema d'autore ed i grandi
capolavori del passato: i cosiddetti film kolossal, dove la
ricostruzione storica, le enormi scenografie, la ricercatezza dei
costumi, l'azione e lo spettacolo, la facevano da padrone.
Nell'aprile
2003 il magazine Venezia News (1) con cui collaboravo, pubblicò
un mio articolo dedicato a te, l'artista veneziano visionario capace
di dipingere Dinosauri in Piazza San Marco, o strade asfaltate lungo
il Canal Grande, in una Venezia svelata perché reinventata. Voglio
ricordarti e dirti addio con queste tue parole, che mi dicesti allora
per esprimere il tuo pensiero come artista ed uomo: “Dio non è
contento. La Destra e la Sinistra non sono contente. Nei miei quadri,
metastorici, io pongo l'amore. Dal treno dal quale scenderò fra
tremila anni, attraverso le mie opere, non vorrò più vedere questo
mondo insulso, diviso in ricchi e poveri, dilaniato dall'odio e dalle
guerre”. Dal balcone di casa tua, Nicola, per anni facesti
sventolare la bandiera nordamericana, a stelle e strisce, accanto a
quella arcobaleno della pace.
La
tua celeste porta di casa, con il tuo nome impresso, resterà per
sempre un caro ricordo che serberò nel mio cuore, per tutti i momenti di
amicizia e di profonda emozione che hai saputo regalare a me, ed a
tutti coloro che ti hanno voluto bene. Riposa in pace, amico mio.
© Luca
Scantamburlo
20 febbraio 2017
Note: (1) "Immaginifica e visionaria. Venezia nell'arte di Nicola Pulese", di Luca Scantamburlo, Venezia News, nr. 69, anno 7, aprile 2003.
Cfr. anche "Si è spento Nicola Pulese artista del sogno", Il Gazzettino, sabato 4 febbraio 2017, e " "Si è spento Nicola Pulese, pittore di strada a Rialto. Venezia. Lutto nel mondo degli artisti veneziani. Ieri alle 7.45 all'ospedale Civile Santi Giovanni e Paolo si è spento il pittore Nicola Pulese. Era nato a Venezia il 15 settembre 1946 e abitava...", 4 febbraio 2017, La Nuova di Venezia e Mestre, di Nadia De Lazzari.
Qui di seguito alcune opere di Nicola Pulese (foto su gentile concessione dell'Autore)
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