lunedì 20 febbraio 2017

L'ADDIO AL MAESTRO NICOLA PULESE

Il pittore Nicola Pulese nel suo studio di Venezia
Foto di Luca Scantamburlo, © 2004.



Il pittore veneziano Nicola Pulese (Venezia, 1946-2017) ci ha lasciati. In una fredda giornata di febbraio dell'anno 2017, il suo corpo, già logorato dalla malattia, non ha più retto e le energie lo hanno abbandonato definitivamente, all'età di settanta anni. Il Gazzettino di Venezia ed anche la Nuova di Venezia, lo hanno ricordato egregiamente sulle pagine dei loro quotidiani, il 4 febbraio 2017. Poiché io non ho potuto presenziare all'estremo saluto avvenuto nella Chiesa dell'Ospedale civile di Venezia, voglio ricordarlo qui, in uno scritto pubblico che possa onorare la sua memoria.
Caro Nicola, ci conoscemmo negli anni'90 del secolo scorso quando ancora c'era la Lira e l'Italia primeggiava nel mondo fra le potenze economiche e culturali. Fu Alberto, un nostro comune amico, a presentarci. Diventammo subito amici, tu ed io. Poiché eri nato negli anni '40 del XX secolo ed eravamo separati da alcuni decenni di età, diventasti una sorta di maestro spirituale per noi. La tua presenza di spirito, la tua ironia, e la tua forza espressiva e capacità di ascoltare il prossimo ed indagare l'animo umano senza mai violarlo, con discrezione, costituivano sempre un faro ed un porto sicuro dove rifugiarsi, al bisogno. La tua casa in Calle del Sole, vicino a Rialto, era anche una sorta di moderno caffè letterario, un salotto dove ci si poteva confrontare senza litigare, anche quando le visioni del mondo e le idee erano molto diverse fra loro. La tua casa era piena di cianfrusaglie ed oggetti preziosi ed inutili sparsi alla rinfusa, in un disordine ordinato: era il tuo mondo, ove creavi e dove trovavi ispirazione, fra libri e volumi pesantissimi. I tuoi piccoli delfini di vetro, di Murano, che facevano da guardiani e da abbellimenti alla ripida scala interna che conduceva al piano superiore di casa tua, mostravano subito che l'ospite accedeva ad un luogo misterioso, ove ciascuno poteva sentirsi a casa ma anche perdersi nel labirinto della vita, in un gioco di specchi infinito ove la propria identità sfuggiva. La tua enorme caffettiera, sempre a disposizione di amici e parenti, odorava di un caffè dall'aroma seducente. Capace di calmare, di sedare i tormenti dello spirito, ed aiutare ad aprirsi alla vita.  
Le tue enormi tele ed i tuoi quadri e disegni, erano espressione di uno stile da autodidatta unico: amavi dipingere una Venezia futuribile, dove animali fantastici ed oggetti surreali, giganteschi, la abitavano in uno spazio e tempo sospesi, eterni, popolati da personaggi storici provenienti dai millenni perduti della Storia. Per tanti anni hai dipinto nei campielli e nelle calli, finché le forze te lo hanno consentito, ed allora ti fermavi spesso ad intrattenere interminabili chiacchierate con i passanti, a cui regalavi sempre una battuta, un sorriso, uno sguardo inusuale sul mondo: per “stupire lo stupore”, come amavi ripetere.
Soprattutto, sapevi essere amico di chi ti apprezzava. Una amicizia disinteressata, la tua. Sempre. Avevi un brutto carattere, a volte: esplodevi di collera quando coglievi la stupidità umana, e tutta la contraddizione di una epoca in cui sembra proprio che gli asini dettino legge ai leoni, per citare un detto profetico del passato (Teresa Neumann). Ma subito dopo, la tempesta abbandonava il tuo viso, su cui tornava il sereno, e con una battuta leggera, anche volgare, prendevi in giro te stesso e la vita. Sapevi trovare sempre il lato tragicomico delle cose, e sapevi essere generoso, donando un libro od un quadro ad una persona a te cara. Sapevi sempre ridere delle proprie debolezze e di quelle altrui, senza offendere, ma non dimenticavi mai che c'era un ordine superiore a cui gli esseri umani, quando lo vogliono, possono tendere, emancipandosi dagli istinti più bassi e bestiali. In molte delle tue opere c'era l'azzurro, in tutte le sue sfumature. Il colore del Cielo e quindi “veste divina”. Amavi definirti un uomo “religiosamente mondano”. Parlavi spesso di Dio e della fede, ma avevi una concezione unica, davvero personale del divino e della religiosità. Lontano da dogmi e da intolleranze, guardavi al disegno superiore che ciascuno di noi può cogliere, con sensibilità e volontà, guardando al miracolo della vita. Ma soprattutto, eri sempre disponibile ad ascoltare il prossimo, ed a dare una parola di conforto nei momenti bui. Non ti ho mai sentito demoralizzare qualcuno preso dallo sconforto, non ti ho mai colto insensibile di fronte ad un problema che un amico ti poneva. Tu trovavi sempre un perché delle cose, delle pietre angolari delle tribolazioni che potevano affliggere od abbattere. E da questa consapevolezza, tu mostravi la forza alle persone perché esse risalissero da sole, perché guardassero la vita da prospettive diverse, perché trovassero un senso nelle cose, e si rimettessero a lavorare ed a credere nei propri sogni, e nelle proprie ambizioni. La tua immensa cultura e sensibilità artistica, ti facevano grande: conoscevi la storia delle civiltà antiche, di quelle conosciute ed anche di quelle perdute nelle catastrofi di un remoto passato. Conoscevi la Geografia, la Letteratura Europea, la Storia dei Papi, la teosofia, amavi la musica classica ed eri innamorato di Joannes Brahms, fra i più grandi compositori a tuo dire. Amavi il cinema d'autore ed i grandi capolavori del passato: i cosiddetti film kolossal, dove la ricostruzione storica, le enormi scenografie, la ricercatezza dei costumi, l'azione e lo spettacolo, la facevano da padrone.
Nell'aprile 2003 il magazine Venezia News (1) con cui collaboravo, pubblicò un mio articolo dedicato a te, l'artista veneziano visionario capace di dipingere Dinosauri in Piazza San Marco, o strade asfaltate lungo il Canal Grande, in una Venezia svelata perché reinventata. Voglio ricordarti e dirti addio con queste tue parole, che mi dicesti allora per esprimere il tuo pensiero come artista ed uomo: “Dio non è contento. La Destra e la Sinistra non sono contente. Nei miei quadri, metastorici, io pongo l'amore. Dal treno dal quale scenderò fra tremila anni, attraverso le mie opere, non vorrò più vedere questo mondo insulso, diviso in ricchi e poveri, dilaniato dall'odio e dalle guerre”. Dal balcone di casa tua, Nicola, per anni facesti sventolare la bandiera nordamericana, a stelle e strisce, accanto a quella arcobaleno della pace.
La tua celeste porta di casa, con il tuo nome impresso, resterà per sempre un caro ricordo che serberò nel mio cuore, per tutti i momenti di amicizia e di profonda emozione che hai saputo regalare a me, ed a tutti coloro che ti hanno voluto bene. Riposa in pace, amico mio.

© Luca Scantamburlo
20 febbraio 2017

Note: (1) "Immaginifica e visionaria. Venezia nell'arte di Nicola Pulese", di Luca Scantamburlo, Venezia News, nr. 69, anno 7, aprile 2003. 
Cfr. anche "Si è spento Nicola Pulese artista del sogno", Il Gazzettino, sabato 4 febbraio 2017, e " "Si è spento Nicola Pulese, pittore di strada a Rialto. Venezia. Lutto nel mondo degli artisti veneziani. Ieri alle 7.45 all'ospedale Civile Santi Giovanni e Paolo si è spento il pittore Nicola Pulese. Era nato a Venezia il 15 settembre 1946 e abitava...", 4 febbraio 2017, La Nuova di Venezia e Mestre, di Nadia De Lazzari.

Qui di seguito alcune opere di Nicola Pulese (foto su gentile concessione dell'Autore)

Cascate del Niagara, di Nicola Pulese


Canal Grande asfaltato, di Nicola Pulese.


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